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NBA: Top e Flop di questo inizio di stagione

  • Immagine del redattore: La Pagina Del Cestista
    La Pagina Del Cestista
  • 7 mar 2021
  • Tempo di lettura: 13 min

Tempo di All-Star Game, tempo di bilanci di metà stagione per le 30 franchigie NBA. Abbiamo scelto di andare a prendere due squadre per ogni division, una che è andata oltre le aspettative ed una che ha reso al dì sotto del potenziale. Partiamo dalla Eastern Conference, più precisamente dalla Atlantic Division.


TOP: NEW YORK KNICKS


Ebbene si, i Knicks son tornati ad essere una squadra di basket con un senso, un'idea di gioco precisa e capace di regalare soddisfazioni ai propri tifosi dopo anni di vacche magre, se non magrissime. Gran parte di merito va a quel vecchio volpone di Tom Thibodeau, dato per molti come bollito ma che si sta rivelando una guida sotto la quale molti talenti stanno sbocciando, vedi Quickley e R.J Barrett, e molti stanno prendendo consapevolezza delle loro capacità, vedi Randle che andrà a giocarsi il primo all star game della sua carriera. New York infatti ora ha una forte identità difensiva al contrario della scorsa stagione, dove concedevano 112 punti di media agli avversari, visto che è prima per punti concessi con 104.4 e seconda come defensive rating dietro ai Lakers con 108.1. Oltre a questo Randle e soci sono nella top 10 di ogni voce difensiva ad eccezione delle palle rubate, segno di come Thibs abbia catechizzato alla perfezione ogni singolo componente della rosa. Ovviamente non è tutto rose e fiori, l'attacco a volte si inceppa come testimonia il penultimo posto nei punti segnati con 104.9 (solo i Cavs fanno peggio) e negli assist con 21.2 di media. Detto questo la strada è tracciata, e se l'ambiente Knicks avrà pazienza, parola poco concepita negli scorsi anni, qualche soddisfazione la squadra potrà darla.


FLOP: BOSTON CELTICS


Può essere una squadra quarta ad est essere una delusione? Si, specie se vieni da tre finali di Conference negli ultimi quattro anni. Intendiamoci, la stagione è lungi dall'essere finita ed Ainge è stato bravo a fare da parafulmine nel momento critico assumendosi le responsabilità di queste difficoltà , e difatti nelle ultime 4 partite prima della pausa sono arrivate 4 vittorie a testimoniare di come forse stia tornando il sereno. Ma allora i problemi dove sono? Boston negli ultimi anni è stata una squadra con un marchio difensivo evidente - secondo posto l'anno scorso per punti concessi con 107.3 - mentre quest'anno è si nella top 10, ma la sensazione è che a volte la squadra giochi svogliata nella propria metà campo, in questo senso l'infortunio di Smart è pesante. In attacco invece c'è una preoccupante tendenza all'isolamento; infatti Boston è 27esima come assist di media con 22.4, e la sensazione che Hayward manchi a questa squadra sembra evidente nei finali di partita tirati - Boston ha un record di 11 vinte e 13 perse nei finali punto a punto - quando Tatum e Brown manifestano ancora la loro giovane età con letture non ancora ottimali, tendendo quindi ad isolarsi e non prendere sempre i tiri migliori possibili. Nella seconda parte di stagione, oltre al rientro di Smart e di Langford - quest'ultimo probabilmente molto sottovalutato - ci si aspetta che Walker recuperi appieno la condizione col ginocchio, e che Tatum smaltisca i sintomi del covid che per sua stessa ammissione a volte lo penalizzano, senza contare la trade exception da 27 milioni che Ainge può usare per migliorare la squadra.


Proseguiamo top e flop di questa prima parte di stagione con la central division.


TOP: CHICAGO BULLS


Come per i Knicks dopo anni di difficoltà a Chicago si inizia a rivedere la luce. Merito di Zach LaVine, che si sta dimostrando uomo di punta della squadra guidata da Billy Donovan, e della crescita di Coby White, che si diceva dovesse migliorare molto le scelte di tiro e le letture in attacco. Detto fatto, il numero 0 sta migliorando tutte le statistiche, aumentando si il numero di palle perse, da 1.7 a 2.4 di media, ma quasi raddoppiando il numero di assist, da 2.7 a 5 di media, oltre che aumentare la produzione offensiva da poco più di 13 punti di media a 16.2. I Bulls a livello offensivo stanno dimostrando di aver già assorbito buona parte dei dettami di coach Donovan, infatti sono sesti come punti segnati con 115 di media ed ottavi come assist con 26.2. Il problema in attacco sono i troppi turnover, ben 16 a partita, che paragonati ai 17.5 della scorsa stagione segnano un miglioramento, ma che sono ancora troppi, ed infatti Chicago subisce ben 19.3 punti di media da tutte le palle perse, ultima in questa classifica. Oltre alle palle perse l'altro problema è difensivo. LaVine e soci infatti subiscono 115.2 punti di media, non tanto per il tiro pesante avversario - Chicago infatti concede il 35% in questa specialità, quinto miglior dato della lega - quanto per i punti concessi nel pitturato. I Bulls subiscono ben 50 punti di media - 27esimi nella lega - e questo testimonia come i passi in avanti da compiere siano ancora tanti, sia per gli esterni che per i lunghi; Markkanen in particolare per quanto produca in attacco - 19 di media per lui - a volte da la sensazione di non essere completamente dentro alla partita in questa fase, dove passano le speranze sia dei playoff per questa stagione sia per il futuro generale della franchigia.


FLOP: INDIANA PACERS


Vero, ad Indianapolis la stagione è stata movimentata dallo scambio che ha portato via Oladipo e fatto arrivare LeVert che purtroppo ha avuto il problema di salute di cui sappiamo e dal quale auguriamo di riprendersi presto, però dopo una buona partenza Indiana è calata alla distanza, e la pausa pare arrivare proprio nel momento opportuno. I problemi per i Pacers oltre agli infortuni - ricordiamo manca ancora T.J Warren - sono sia offensivi che difensivi. In attacco, per quanto la palla si muova bene, sesti per assist con 26.6 di media, manca a volte il go to guy dove andare per finire bene le partite tirate, impressione confermata dal record di 9 vittorie e 12 sconfitte nelle partite decise " in the clutch". In difesa il problema è principalmente nel pitturato. Infatti seppure la squadra sia terza come stoppate con 5.9 di media, Indiana concede 49.8 punti in area, segno di come qualcosa sia da sistemare la sotto, nonostante la presenza di Sabonis e Turner dovrebbe suggerire il contrario. Inoltre anche il controllo dei tabelloni è una nota dolente; la squadra di coach Bjorkgren cattura appena 41.6 rimbalzi di media, penultimo posto nella lega, e come una delle conseguenze concede 14.5 punti di media da seconda opportunità, anche qui penultimo posto davanti solo ai Nets. Tutto da buttare? Assolutamente no. I Pacers hanno le doti per rialzarsi, devono continuare a dare il meglio cercando di capire cosa fare per migliorare la situazione, e visto che LeVert e Warren mancheranno ancora per un po' di tempo c'è la possibilità di affinare gli schemi, prestando attenzione a non farsi scappare troppo la zona playoff, che in questo momento dista solo mezza partita.


Ultima tappa del nostro top e flop ad est è la South East division


TOP: CHARLOTTE HORNETS


Sembra incredibile, ma probabilmente Jordan ha azzeccato la prima scelta top 5 al draft. LaMelo Ball si sta rivelando un signor giocatore, con visioni di gioco incredibili e, nonostante la meccanica di tiro sia quantomeno rivedibile, anche un solido realizzatore. Gli Hornets quest'anno possono seriamente puntare ai playoff, se non direttamente almeno tramite il play-in che si giocherà tra la settima e la decima posizione. Merito di Ball certo, ma anche della trade che ha portato Gordon Hayward a Charlotte, giocatore che, se sano, cosa che a Boston hanno visto molto di rado, sposta gli equilibri. Il numero 20 infatti sta giocando la miglior stagione dai tempi dei Jazz per continuità, come dimostrano gli oltre 21 punti di media con oltre il 40% nel tiro da fuori, e la sua visione di gioco permette sia a Rozier che a Graham di poter giocare lontano dal pallone, ed il primo ne sta beneficiando in maniera importante, tirando il 43.9% da fuori. Detto ciò, Charlotte è una squadra che ama passarsi il pallone, terzi a pari merito con Phoenix a 27.1 assist di media, tira bene da oltre l'arco - 38.5% - e che lavora bene sulle linee di passaggio avversarie, 8.3 palle rubate. I punti dove poter migliorare sono senza dubbio la difesa, 113.2 punti concessi che la collocano al 23esimo posto nella lega, in particolar modo il tiro da tre avversario, dove concedono il 37.7%, e la transizione difensiva. Gli uomini di Borrego infatti perdono molti palloni, ben 15.5 di media, ed il rientro nella propria metà campo spesso è pigro, perché subiscono oltre 14 punti di media in contropiede e 18.6 dalle palle perse in generale, segno che ancora qualcosa da sistemare in quella fase c'è. Però alzi la mano chi ad inizio anno avrebbe pronosticato gli Hornets settimi ad est al momento della pausa, con la crescita di giocatori come P.J. Washington, career high per lui con 42 punti, e di Malik Monk, che in questa stagione sta tirando anche lui con quasi il 44% da fuori quando solo lo scorso anno tirava il 28%. C'è futuro a Charlotte, e questa è una notizia dopo l'addio di Kemba Walker.


FLOP: WASHINGTON WIZARDS


Nella capitale invece le cose non sono andate come ci si sarebbe aspettato. D'accordo, Westbrook ha saltato qualche partita, ma la sensazione è che non ci sia molta applicazione e che si viva sugli spunti delle due superstar. Si diceva che per fare un passo in avanti Washington avrebbe dovuto sistemare la difesa, ma il problema è rimasto tale e uguale. 119.1 di media sono i punti che i Wizards concedono in questa stagione, 119.1 sono quelli che hanno concesso la scorsa stagione. Insomma, la frustrazione che Beal ha manifestato in più di un'occasione (caro Bradley pure tu dovresti dare il buon esempio), è confermata dalle cifre. La mancanza più evidente dai numeri è quella di un rim protector, con 3.7 stoppate di media infatti la squadra di Brooks è ultima nella lega, ed in questo senso l'infortunio di Bryant che ne avrà per tutta la stagione ha probabilmente peggiorato le cose, dato che l'unico intimidatore di un certo livello è Robin Lopez. Non è tutto da buttare però; dalla vittoria sui Celtics il giorno di San Valentino infatti i Wizards sembra abbiano intrapreso un processo di risalita, come conferma il record di 8 vinte e 3 perse da quella partita in poi, con scalpi eccellenti, 2 volte i Nuggets, i Lakers, i Blazers e prima della pausa i Clippers. La pausa sembra insomma arrivata nel momento meno opportuno, staremo a vedere se Beal e soci riusciranno a risalire la corrente, magari girando due viti nella propria metà campo, perché alcuni principi sono stati assimilati, quarti come punti concessi in contropiede e settimi in quelli nel pitturato, manca la continuità. Riusciranno a trovarla?


Cominciamo il giro ad ovest, partendo dalla Northwest division.


TOP: UTAH JAZZ


Non potevamo che partire da loro, dai Jazz che al momento della pausa sono in possesso del miglior record della lega, 27 vinte e 9 perse. Sembra che a Salt Lake City sia tornato decisamente il sereno dopo le voci di dissidi tra Mitchell e Gobert, dopo il caso di covid che ha di fatto portato alla sospensione della scorsa stagione prima della ripresa nella bolla. Utah infatti da la sensazione di essere una squadra molto unita, con coach Snyder a capo e Mitchell che sembra sempre più leader dei suoi. Terzi sia come punti segnati - 116.8 - che come percentuale da fuori - 39.8% - secondi come rimbalzi catturati - 48 di media - e sesti come percentuale da 3 concessa agli avversari - 35.4%. Non è tutto rose e fiori però; infatti i Jazz concedono più di quanto si possa pensare nel pitturato, 49 punti di media, frutto del fatto che Gobert venga portato lontano dai canestro sui cambi, e segnano anche poco in vernice - poco più di 44 punti - affidandosi spesso e volentieri al tiro da fuori, che equivale al 44% delle soluzioni offensive tentate da Mitchell e soci. Proprio il numero 45, stimolato probabilmente dalle parole di Shaq che gli disse che secondo lui è solamente un buon realizzatore ma che non è in grado di trascinare la squadra al titolo, sta facendo segnare i migliori numeri in carriera in tutte le voci statistiche, ed in aggiunta mettiamoci anche Mike Conley, che dopo le difficoltà di adattamento della prima stagione sembra molto più a suo agio nel sistema. Ultima cosa, i Jazz hanno ancora due spot liberi a roster, quindi sarà molto curioso capire come si muoveranno nel mercato dei buy out oppure prima della trade dead line, perché comunque la domanda è sempre quella, sono buoni abbastanza così come sono per battere i Lakers o i Clippers al completo?

FLOP: MINNESOTA TIMBERWOLVES


Ok, indicare i T-Wolves come delusione della stagione è un pò come sparare sulla croce rossa, ed anche se i playoff sarebbero comunque stati un mezzo miracolo, vedere Minnie ancora sul fondo dell'ovest senza nemmeno mostrare molti segnali di vita fa intuire che la strada è molto più lunga del previsto. Soffermarsi sulle statistiche è ancor più impietoso; i Wolves infatti sono nell'ultima parte della classifica in tutte le voci, sia offensive che difensive, tranne che per gli assist, 15esimi con poco più di 25 a sera, le stoppate dove sono quarti con 5.6 di media e le palle rubate, terzi con 8.6. Gli unici segnali positivi arrivano da Reid, sophomore che si sta guadagnando minuti alle spalle di Towns con delle buone prestazioni, e da Malik Beasley, che arrivato l'anno scorso nello scambio a 4 che aveva portato Capela agli Hawks e Covington ai Rockets nel progetto super small ball di D'Antoni, sta dimostrando di valere i 60 milioni per 4 anni che il front office gli ha elargito in sede di rinnovo, dato che da quando è a Minneapolis viaggia costantemente oltre i 20 di media con il 40% da oltre l'arco. Capitolo a parte merita la prima scelta assoluta Anthony Edwards; da quando ha iniziato a partire in quintetto tutti i suoi numeri stanno salendo, per adesso viaggia a quasi 15 di media, ed ha mostrato lampi di atletismo impressionanti e buoni istinti difensivi, anche se ovviamente tutti da affinare. Il tiro da 3 è ancora molto ondivago, per il momento siamo al 30% scarso, ma vista l'ennesima annata fallimentare di Minnesota avrà tutta questa stagione per crescere ancora di più.

P.S: Siamo sempre sicuri che il male fosse Thibodeau?


Clima più mite rispetto alle montagne e alla neve della Northwest, siamo alla Pacific division con le quattro squadre della California ed il sole dell'Arizona.


TOP: PHOENIX SUNS


Monty Williams alla fine della bolla disse che le 8 vittorie consecutive sarebbero dovute essere un punto di partenza, uno slancio da usare per questa stagione. Detto fatto, il front office ci ha messo del suo, azzeccando le mosse estive seppur dolorose, vedi Oubre che stava dando il meglio, per comporre il roster, andando a prendere CP3 dai Thunder e dalla free agency Jae Crowder, uno dei mastini della difesa degli Heat arrivati alle Finals. Il risultato? Primo posto nella division forse più agguerrita assieme all'Atlantic in questa stagione, con 8 vittorie e 2 sconfitte prima della pausa. I numeri sono buoni, specie nella metà campo difensiva, vero tallone d'achille degli ultimi anni. Indubbiamente gli arrivi estivi hanno dato una sferzata di energia sotto questo punto di vista, tanto che ora anche Booker ed Ayton, sui quali c'era qualche dubbio in quel settore, stanno dando un ottimo contributo. Entrambi stanno traendo enorme beneficio dall'arrivo di Paul; Booker riesce a giocare ancora di più e meglio lontano dalla palla, sfruttando la pericolosità dell'ex Rockets per avere ancora più spazio - il 15% di tiri del numero viene preso da spot-up, mai così tanti in carriera - mentre Ayton sta giocando la miglior pallacanestro difensiva della sua carriera, college compreso, ed ha già stabilito una ottima connessione con lui sul pick and roll, dove CP3 è ancora un professore. Inoltre Monty Williams sta trovando minuti di qualità anche da ragazzi come Bridges e Johnson, oltre alla certezza Saric, che nella vittoria con i Lakers è stato protagonista inatteso. Fino a dove arriveranno questi Suns?

FLOP: SACRAMENTO KINGS


La sfortuna dei Kings è che quest'anno i Suns li stanno lasciando da soli nelle sabbie mobili, visto che negli ultimi anni le due squadre erano sempre o quasi le delusioni stagionali. Ora invece gli uomini di Luke Walton, arrivati alla pausa con un record di 14 vittorie e 22 sconfitte, sono sul fondo del selvaggio ovest, e la sensazione è che Walton non sia più tanto sicuro del suo posto di lavoro. Sacramento infatti ha delle bocche da fuoco notevoli, infatti spesso e volentieri manda almeno 6 se non 7 uomini in doppia cifra, ma riesce ad ottenere poco altro dal resto della rotazione. Inoltre, se in attacco le soluzioni sono di buona qualità, noni come assist e come punti segnati, la difesa ha più buchi di uno scolapasta. I 120 punti concessi sono il dato peggiore tra tutte le franchigie, ed il controllo sia dei tabelloni che del pitturato sono un grosso problema. 52.4 sono infatti i punti concessi in area, anche qui ultimo posto, ed i 42.4 rimbalzi controllati di media li collocano al 26esimo posto nella classifica di specialità. Occorre una netta inversione di tendenza nella seconda parte di stagione se si vorrà tornare ad essere competitivi, altrimenti il rischio è di rimanere intrappolati in una situazione in cui si è troppo scarsi per puntare ai playoff ma troppo forti per poter puntare ad una scelta alta al draft da cui ripartire. A proposito di draft, la nota positiva della stagione arriva da Tyrese Haliburton, il rookie scelto con la dodicesima chiamata e che sta sorprendendo per capacità di stare in campo e di aver subito conquistato la fiducia di compagni e staff.


Anche qui come a Minnesota, Joerger aveva fatto così bene, era proprio necessario mandarlo via?


Ultima fermata Southwest divison, dove faremo una piccola menzione extra alla fine.


TOP: SAN ANTONIO SPURS


Alzi la mano chi pronosticava gli Spurs in piena corsa per i playoff dopo la prima annata in cui sono stati mancati i playoff dopo oltre vent'anni. Chi vi scrive personalmente pensava ad un'altra annata di ricostruzione, con le cessioni di Aldridge e DeRozan per dare spazio ai giovani e prendersi magari anche una scelta top 10 al draft. Per fortuna non sono il GM dei Texani, e così Popovich sta tirando fuori un piccolo miracolo, ricostruendo da dove tutto era partito, ovvero la difesa. Quella degli Spurs infatti è nella top dieci come punti concessi con 110.9 di media, e gli uomini di Pop sono molto bravi a concedere poco dalle palle perse proprie, ed in questo conta molto anche il fatto che gli Spurs sono coloro che perdono meno palloni in assoluto nella lega, appena 11 di media. Un pò meno bravi nella percentuale concessa da oltre l'arco, li infatti gli avversari tirano con oltre il 38%, e nei punti concessi in area, poco più di 48 a sera. Il sistema Spurs si nota anche in attacco, ben 8 uomini in doppia cifra di media, con DeRozan leader ed unico a quota 20 ed ottimo passatore con oltre 7 assist di media, seguito da un Murray sempre più positivo e convincente nel ruolo di play. I neroargento hanno oltretutto saltato anche qualche partita causa protocollo covid, quindi la possibilità che i playoff siano raggiungibili rimane alta, anche se ovviamente il rendimento deve essere quantomeno lo stesso di questa prima parte di stagione.


FLOP: NEW ORLEANS PELICANS


E qua ci son stati dibattiti. Perché l'indecisione era se mettere Pelicans o Rockets. Alla fine abbiamo scelto New Orleans perché i Rockets, dal momento della cessione di Harden, si è capito che avrebbero intrapreso la strada del perdere e perderemo, e così la scelta è ricaduta sui Pelicans. Gli uomini di Van Gundy sono rimasti praticamente gli stessi della scorsa stagione, ad eccezione della trade che ha portato via Holiday e fatto arrivare in Louisiana Bledsoe. I problemi pure però son rimasti i medesimi. Nola infatti tanto gioca un buon basket a livello offensivo, quinto posto per punti segnati con oltre 115 di media, quanto una cattiva fase difensiva, 26esimi con 115.9 punti subiti, concedendo oltre 17 punti dalle proprie palle perse ed oltre il 39% da oltre l'arco agli avversari. Brandon Ingram ha firmato in estate un cospicuo rinnovo salariale, e quello che gli si chiedeva era essere più decisivo anche in difesa, cosa che non sempre - usando un eufemismo - gli riesce. In questo piccolo marasma dispiace vedere il nostro Melli sul fondo della panchina, quasi mai considerato da coach Van Gundy nonostante le belle parole spese per lui da Williamson alla fine della rimonta sui Celtics. I Pelicans risaliranno la china in questa seconda metà di stagione o andranno verso l'ennesima annata senza acuti?


La menzione speciale riguarda però i Rockets. Ok, la trade per Harden ha rivoluzionato gli equilibri interni, però il roster sulla carta ha comunque un buon valore al netto degli infortuni. A questo punto forse converrebbe o smantellare completamente cedendo i vari Tucker, Gordon e Oladipo, per ricavare scelte o comunque giovani da sviluppare, visto che il progetto di coach Silas è comunque agli inizi, e va dato tempo anche a lui di valorizzare al meglio il materiale a disposizione.


Testo: Andrea Brigati

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